Quando la progettazione è una questione umana

un'immagine di enzo mari accompagnata dalla sua citazione “La bellezza mi emoziona, mi colpisce al cuore, ma questo per me non è sufficiente: voglio capire a tutti i costi come ci si arriva.”

19 ottobre 2020. Oggi dobbiamo salutare un’altra delle figure fondamentali del design italiano nel mondo: Enzo Mari. Parliamo di un grande creativo che lascia un segno indelebile del suo passaggio, un progettista raffinato e delicato capace di riassumere con pochissimi segni un immaginario di complessità.

Tra i vari progetti più noti dell’artista e designer, vediamo alcuni oggetti realizzati con la ceramica. In questi l’uso del colore è totalmente neutralizzato dalla purezza del bianco latte della porcellana. Nasce così la serie Samos nel 1973: si tratta di una proposta progettuale per la lavorazione a mano della ceramica. L’idea nasce dall’osservazione delle lavorazioni artigianali della ceramica e dell’assunto che questa tipologia di produzione è paragonabile alla riproduzione del modello della catena di montaggio, leggiamo ne “La fabbrica dei sogni” di A. Alessi.

È affascinante come per questo progetto Enzo Mari decida di porre l’accento non tanto sulla funzione finale dell’oggetto, ma sul servizio e lavoro degli artigiani. Così facendo si pone come designer sensibile capace di riallacciare, sempre in maniera poetica e raffinata, il legame tra la tradizione e la cultura manifatturiera. È lampante come la stratificazione dell’argilla crei un’estetica estremamente leggera, evidenziando l’estrema abilità del saper fare artigianale, l’hand-made. Ci ricorda in questo modo quanto sia centrale il ruolo del designer come ponte di unione tra la produzione artigianale, il progetto e il mercato. Questa serie è custodita sia nel Museo Alessi sia presso il MOMA di New York.

« Mi sono dedicato anche ad altro: alla didattica, alla ricerca e alla divulgazione. Sempre puntando all’essenziale.»

fig.1 “Samos Bowl Model B” – Vaso, Enzo Mari, 1973, Danese S.r.l., Italy – fonte: MoMa.org
fig.2 “Bambù”- Vaso, Enzo Mari, 1968 – 1969, re-edition 2015 © Federico Villa – fonte: DaneseMilano.com

fig.3 “Cicladi” – Vaso/Ciotola, Enzo Mari, 1977, re-edition 2019 – fonte: DaneseMilano.com

 

Più di una volta la natura ha ispirato e contaminato la poetica di Enzo Mari, che prende così ispirazione per disegnare il gioco dei “16 animali in legno“. Prodotto da Danese dal 1957, si tratta di un puzzle componibile fatto appunto da 16 animali, ricavati da un taglio unico da una tavola di legno di rovere.

Questo atteggiamento si declina poi nelle stampe (vedi “Serie della natura”) e per la ceramica. Come per il legno, la scelta dell’argilla è frutto della ricerca del designer sull’etica del lavoro e i risvolti della produzione industriale sulle condizioni degli operai.

Un progetto rilevante è la serie Bambù, che sembra essere a metà strada con l’imitazione di un elemento naturale e un elemento strutturale tipico dell’architettura: una colonna corinzia.
Questo progetto, stampato per coraggio, ci evoca insieme sia un mondo orientale che uno più aulico legato a quello greco. Il taglio diagonale rompe la staticità della forma per creare una sorta di dinamismo nella figura, che nonostante tutto rimane pura, candida e luminosa come gli altri suoi progetti tinti di bianco. Enzo Mari e la ceramica sembrano voler parlare proprio questo linguaggio di purezza nel colore, indirizzandoci verso una parsimonia attenta e precisa. È una evoluzione dell’utilizzo del materiale, che rimane genuino nell’assumere e nel mantenere il proprio colore di base, ovvero il bianco.

<< Al tempo stesso è evidente una ambiguità percettiva tra forme vegetali ed architettoniche (l’albero è l’archetipo della colonna) elementi classici su cui a mari è spesso piaciuto ironizzare. >>

Utilizza poi il grès per Cicladi, una serie di vasi che che richiamano la forma delle piante. Continua allora la ricerca formale e materiale dei vasi di fiori Bambù e Trifoglio.‎ I colori naturali – rosa antico, bianco e sabbia – sono scelti proprio per mettere in rilievo la tramatura e la texture del materiale.

Accanto a questi, potremmo citare altri 1500 oggetti e progetti, coronati da ben cinque Compassi d’Oro.
Lo ricordiamo come ispirazione quotidiana per forme di design semplici ma affascinanti; etica e consapevolezza nell’uso dei materiali; la didattica e la divulgazione, per una visione di progettista che lega la propria arte alla vita.