L'immagine contiene una porzione del di un poster di Mimmo Castellano

Immagine di Mimmo Castellano – da AGI Italy 

 

Mimmo Castellano, un segno nella storia della Comunicazione Visiva

Mimmo Castellano è stato uno dei più importanti esponenti della grafica italiana negli anni ’50-’60-’70, un pioniere che ha lasciato un’impronta importantissima nella comunicazione visiva del ‘900. Il suo stile si costruiva attorno ad un inconfondibile segno grafico lucido, asciutto e seriale. Un tratto che si susseguiva implacabile tra colori dal carattere netto ed equilibri formali asimmetrici in una severa ritmica degli spazi vuoti.

Il design delle origini di Mimmo Castellano

Originario di Gioia del Colle (BA) si trasferisce a Milano dal 1967; agli inizi degli anni ’50 grazie all’importazione svizzera cominciava a delinearsi la figura e il mestiere del Grafico nello Studio Boggeri proprio in ambito milanese. Nella Bari di Castellano – città con la quale il sovversivo e anticonformista designer aveva un rapporto di amore ed odio – non esisteva ancora la figura del progettista grafico. Proprio nella città pugliese Mimmo Castellano inizia nel 1951 la sua esperienza come grafico e fotografo autodidatta. Proprio qui cura l’identità visiva di Laterza, nota casa editrice per la quale disegnerà copertine dei libri. Questa fu una brillante collaborazione che purtroppo interromperà bruscamente 20 anni dopo.

Dapprima comincia lavorando alla Favia, la più grande storica tipografia di Bari. In passato Favia fu una stamperia specializzata nella produzione di calendari religiosi e santini. Qui progetta nel 1952 il manifesto per il carnevale di Putignano dove reinterpreta Favinella, una maschera tipica locale. Nello specifico l’identità visiva della maschera non era ancora ben chiara nemmeno agli organizzatori dell’evento; tuttavia con grande abilità Mimmo Castellano le conferisce una forma che coniuga brillantemente un Jolly e la famosissima Arlecchino.

Manifesto di Favinella che rappresenta la maschera

Carnevale di Putignano – Poster di Favinella disegnato da Mimmo Castellano nel 1951 – Immagine da putignanoweb

Rivisitare le tradizioni

L’atteggiamento della rivisitazione delle tradizioni è un argomento che si innesta nel contesto del regionalismo critico grafico. In particolare un tema sul quale abbiamo visto interessanti approfondimenti nel lavoro di Mauro Bubbico e nell’evento Singolare Plurale messo in mostra durante di Graphic Days di Torino in collaborazione con Fedrigoni. Anche nel 1952 il manifesto su “Farinella” valorizza la cultura barese e diventa un simbolo del folklore tipico locale evidenziando una forte propensione alla valorizzazione del site specific. Nonostante la sua burbera relazione con la sua terra, la conservazione dei rapporti con Bari fu decisiva per il formarsi della scuola di grafica e fotografica moderna.

L'immagine rappresenta una stampa in gelatina d'argento di strumenti agricoli. Lo sfondo è bianco e il soggetto è in nero e l'immagine risulta molto contrastata. La composizione è chiaramente di realizzazione astratta.

Mimmo Castellano – Strumenti da Lavoro 1960 – 1970 – stampe in gelatina d’argento – immagine da Artsy

Un simbolo della storia della fotografia del dopoguerra

Mimmo Castellano è stato anche un abilissimo fotografo capace di catturare le identità più autentiche di un luogo.
Dal 1960 in poi pubblica moltissimi libri di ricerca fotografica come “La Valle dei Trulli” – con prefazione di Sinisgalli – nel il quale affronta l’analisi dei loro segni iconici. Conseguentemente nel “Moods” sviluppa un progetto fotografico dove mette in atto dei tagli visivi su muri, finestre e trabiccoli. Nel 1965 realizza per ENI “Paese Lucano”, una pubblicazione contenente una ricerca fotografica, etneo-antropologica sulla Basilicata. Proprio in queste pagine Italo Zannier – fotografo e storico dell’arte – ritrova delle immagini di rifermento del dopoguerra storico-fotografico italiano.

immagini da Micamera

immagini da Micamera

immagini da UsoLibri

Analogamente, nel 1967 realizza “Noi Vivi”, un volume sull’arte dei cimiteri pugliesi con testi di Umberto Eco. Risulta chiaro che punto di vista della ricerca fotografica di Mimmo Castellano è animato anch’esso da un intenso attaccamento al folklore. In breve sembra non poter fare a meno di tutti quelle relazioni culturali che la realtà sociale ha costruito nel tempo.

Continua a leggere dopo il video [..]

Le contaminazioni

Specificatamente nei vari progetti di identità visiva di Mimmo Castellano vediamo un forte citazionismo a quelle che erano le correnti artistiche del tempo in particolare al M.A.C. Movimento Arte Concreta. Si tratta di un movimento artistico nato a Milano nel 1948 da artisti e designer visionari: Ettore Sottsass, Augusto Garau, Gillo Dorfles, Atanasio Soldati, Gianni Monnet e Bruno Munari. Uno stile che prende piede anche in Liguria, in particolare nella Genova di Rocco Borella e AG Fronzoni, rappresentato da gruppi autogestiti indipendenti d’avanguardia come il Gruppo R.E.C. (Ricerche estetico Concrete). Il R.E.C. venne fondato da Sergio Antola, Paolo Nutarelli, Sandro Cortesogno, Giovanni Di Nino, Bruzzo e Torri ed ebbe la galleria “Centro del Portello” come spazio di riferimento. Nella fine degli anni ’50 anche Tomás Maldonado – figura di riferimento per il mondo del design – porta in Sudamerica il manifesto dell’arte.

Specificatamente, è notevole è la sua produzione di Manifesti degli anni ’70 per l’Expo Arredo. Siamo danti a progetti che si trovano d’accordo con l’estetica visiva delle serigrafie d’arte concreta. Nei poster propone delle forme severe con forti contrasti cromatici – talvolta solo bianco e nero con l’aggiunta di un colore primario – che mettono in evidenza la sua necessità di grafico di bucare la carta stampata.

Immagini dal sito grainedit.com

 

Mimmo Castellano, le collaborazioni fino ad oggi

Castellano è stato per anni consulente di Rai, dove ha lavorato con Achille e Piergiacomo Castiglioni per gli allestimenti degli indimenticabili padiglioni del ’56 e del ’66. Inoltre ha avuto molte altre celebri collaborazioni: negli anni del boom ricordiamo quella con Italsider, ENI, Alitalia, CONI, Borsa internazionale del turismo. Per non dimenticare la Banca Popolare Sud Puglia e le case editrici Enaudi, Feltrinelli e Vallecchi. Anche in questi casi di identità vediamo la sua intenzione di assecondare la cultura visiva del tempo.

In particolare, nei primi Ottanta progetta il sistema di comunicazione visiva per le Eolie e Lipari. Il progetto è un sistema di segni essenziale per carte stradali, cartelli, frecce comprendente tutte le declinazione dell’identità visiva. Inoltre Castellano nella sua opera parla diArchigrafica, con la quale sembra esprime il desiderio di mettere in forte evidenza la dimensione progettuale della Grafica. In altre parole il termine ci suggerisce che non si tratta di un semplice modo di posizionare un scritta su un foglio.

Grazie alla figura di Castellano si formano nella stessa terra designer innovativi baresi come Geppi De Liso. Negli ultimi anni della sua vita sviluppa temi legati alla pittura digitale e alla fotomeccanica, una visione che lo accompagnerà fino alla fine del suo percorso terreno.

Dal 1980 è stato membro dell’AGI (Alliance Graphique Internationale) e socio onorario dell’AIAP (Associazione Italiana Design della Comunicazione Visiva). In conclusione, dagli anni ’80 in poi c’è una crisi dell’avanguardia razionalista. Dopo di questa sostiene che il design è morto.
Ma grazie al suo lavoro, in realtà, ha preso vita sotto tanti aspetti.

Immagini dal sito www.museodelmarchioitaliano.it