Appunti di viaggio. “You are not alone” – Dennis Mantovani © – Dublino 2019

I racconti: antefatto

Abbiamo deciso di dare spazio ad una serie di racconti e appunti di viaggio che integrano all’espressione narrativa quella delle immagini. Si tratta di un linguaggio interessante che ci trova d’accordo nell’associazione semantica e semiotica parole-immagini. I testi sono frutto delle storie scritte da Dennis Mantovani con la collaborazione editoriale di Federica Delprino e Omar Tonella. Dennis Mantovani collabora con SUPER-FROM fornendo storie di città e di periferie internazionali. Offrendo un punto di vista introspettivo e senza troppi filtri. In altre parole, un linguaggio in evoluzione che sta crescendo dirigendosi verso una visione futurista e dada insieme, senza regole precise, che talvolta ci riporta ad un atteggiamento squisitamente pirandelliano.

Dennis Mantovani © – indagini fotografiche nella casa studio – 2020

 

La settimana del viaggio

<<Ritrovandomi con una settimana libera, decisi di trascorrere cinque notti in Irlanda. Le prime tre a Dublino, e le ultime due a Belfast. Non ricordo esattamente perché scelsi l’Irlanda. Ah, in realtà sì. È che la mia fu una motivazione troppo stupida per condizionare la scelta di una destinazione. Ma ormai siamo qui e ve ne parlo. Il fatto è che non avevo voglia di viaggiare, ok? D’altra parte, avevo bisogno di spezzare la routine. E, per farlo, l’unico modo efficiente che conosca è scattare foto. Editarle e poi stamparle. Quando le appendo in casa e le guardo (magari bevendoci dietro un bicchiere di vino o due) è come se ringiovanissi.

Tuttavia, affinché le immagini siano appaganti, è necessario che sia ispirato mentre le scatto. E l’ispirazione, quando sono fiacco, sono bravo a remunerarla soltanto se mi ritrovo sperduto da qualche parte, all’estero. Lì, tutto solo, esclusivamente per quello. Insomma: o ti svegli, o ti svegli. È un po’ come sciacquarsi la faccia di mattina con l’acqua ghiacciata.

Distruggere la routine e rifotografarla

Qualche esperimento dentro casa o nei dintorni me lo concedo, ogni tanto, però è insufficiente. Spezzare realmente la routine mica è cosa semplice! La si aggira, al massimo. Dopo mezz’ora poi ci si annoia, aggravando il proprio umore di un’angosciante sensazione d’impotenza. Forse l’ho fatta più grave di quel che è, ma ci siamo intesi. Ad ogni modo, la fiacchezza era davvero tanta. Il desiderio di poltrire equiparava quello di partire.
Come fare? Lo stimolo giusto giunse una sera, mentre guardavo un film di mafia su Netflix. C’erano diversi italiani ed irlandesi, classico. E siccome lo stereotipo dell’irlandese dei film non differisce troppo da quello dei nostri (simpatico, astuto, spesso alcolizzato), decisi di partire per l’Irlanda, sperando di contrastare la suddetta svogliatezza con lo spirito goliardico derivante da questo artificioso (e infantile, volendo) sentimento di fratellanza.>>

Tra le strade irlandesi. Appunti di viaggio. Dennis Mantovani © – Dublino 2020

Appunti di viaggio. Incroci di sguardi tra le strade irlandesi. Dennis Mantovani © – Dublino 2020

 

Lungo le strade di Dublino

<<Dunque mi trovai lungo le strade di Dublino. In effetti avevo come l’impressione che chiunque mi circondasse fosse un amico. Impressione che tuttavia non bastò per smaltire l’irrequietezza che si ha addosso quando ci si butta a forza nella mischia. Quindi niente, giravo freneticamente per il centro, sforzandomi di farmi piacere la location. Maledicendomi, perlopiù.
Questa frenesia cessò quando all’improvviso, in un punto imprecisato di Lord Edward Street, nei pressi di una fermata del bus vidi questo tizio, sul balcone, in accappatoio, che fumava. Mi guardai intorno, incredulo. Pensai: possibile che lo stia vedendo soltanto io?

Alla fermata ci saranno state una decina di persone. Senza considerare i passanti: ogni 10 secondi venivo superato da qualcuno. La media era all’incirca questa. Nessuno comunque lo notava. Eppure, è uno scatto dannatamente interessante! Mi sentivo come se avessi trovato una banconota da 50 euro sul marciapiede. Che fai, non la raccogli? Soltanto un ladro non proverebbe soggezione nel chinarsi a terra. Dunque lentamente, eccitato, presi la mira e scattai una decina di foto. Poi, lesto lesto, mi allontanai.

Missione compiuta: nessuno mi aveva visto.

Girando verso il Liffey per infilarmi in Essex Street (volente o nolente, finivo sempre per ritrovarmi davanti al Temple Bar), presi a riflettere sul mio eccessivo stato di eccitamento. Quel tipo, era oggettivamente interessante. Perché lo guardavo soltanto io? Sarà che, tra tutti, ero l’unico ad avere la passione per la fotografia. Può essere. Era l’ora di pranzo, eppure non avevo fame. Decisi che avrei fatto un pasto unico a cena, annaffiato da qualche litro di birra, e che fino ad allora avrei continuato a camminare, alla ricerca di altri scatti. Intanto l’irrequietezza tornò man mano a farsi sentire, annebbiandomi ancor più di prima.>>

Appunti di viaggio. Uomo che fuma. Dennis Mantovani © – Dublino 2020

Una persona qualunque

<<Sai cosa? Fossero stati appassionati di fotografia anche i tipi della fermata, probabilmente, l’avresti comunque notato soltanto tu. Insomma: uno sconosciuto che fuma al balcone. E allora? Per accertarmi che il tale fosse effettivamente una persona qualsiasi mi fermai e diedi un’occhiata agli scatti: sì, era una persona qualunque. Normale. Nulla di eccitante. Anzi: il tipo, pareva stizzito. Indisposto. Quindi non solo era una persona normale, ma anche irritante. È un tipo con le palle girate. E tu pure avevi le palle girate. Se ha attirato la tua attenzione è perché sei un tipo strano come lui, tutto qui. Ed essere strani mica è una qualità. Forse, questi scatti non valgono una lira, pensai.

La cosa mi rattristì.

 

Ho un certo livello di autostima, il quale, ogniqualvolta viene messo in discussione, mi fa sentire malinconico e un pizzico depresso. Eh, vabbè, su! Sei un tipo strano. Che problema c’è? Anche se non valessi qualcosa, fregatene. Questo scatto piace a te. Riguardarlo, una volta che lo appenderai in sala, ti tirerà su il morale. Magari non appagherà la tua sete di fama, amen. Se non riesci a raggiungere i tuoi obiettivi, quantomeno, cerca di rilassarti, e di goderti quel che hai.

Insomma, ero nel bel mezzo di una di quelle crisi esistenziali alle quali è impossibile venire a capo. Meglio ottenere sicurezze, dalla vita, oppure vivere all’avventura? Famiglia o successo? È possibile avere entrambi? Cosa saresti disposto a fare, per ottenere ciò che vuoi? A parte tutto: vali qualcosa? O la tua è soltanto una presuntuosa illusione? Non è che sei un mediocre qualsiasi? E se fosse che fai, ti ammazzi? Intanto si muore tutti. Però è una scusa, questa, e lo sai bene.

C’è chi muore con stile e chi muore senza lasciar traccia.

Ma chi se ne frega dello stile, alla fine. Chi ti credi di essere, eh? Ho reso l’idea? Ad ogni modo, ero triste. Mi sentivo solo. Così la voglia di fotografare, per quel pomeriggio, passò del tutto. Per rincarare la dose pensai: intanto, anche se valessi qualcosa, e facessi scatti decenti, chi se ne accorgerebbe? Sui social verrebbero confusi in mezzo a tutta quella robaccia che gira. Selfie, foto di cosce al sole, foto dei soliti tramonti, cani. Cani ovunque. A chi interesserebbe mai un tipo che fuma, in accappatoio? Ci vorrebbe un miracolo affinché un imprenditore ti notasse e sposasse la tua causa. Anche se valessi, rimarresti nell’anonimato. Sei solo. Ok, all’atto pratico non lo sei. Tuttavia è così che ti senti. E così continuerai a sentirti. A prescindere da tutto. Fattene una ragione.>>

Uomo che fuma. Dennis Mantovani © – Dublino 2020

You Are Not Alone: non sei solo!

<<Lo so, stavo esagerando. Quando ci si infila in questo mood, però, per un bel po’ si vede tutto nero. È un tunnel, lo dicono tutti. Stavo camminando verso la fabbrica della Guinness, ormai ero in periferia, diciamo. Infilandomi in una stradina parallela, m’imbattei in questa scritta: “You are not alone”.

Il mio stato d’animo ebbe un repentino ribaltamento. Da quanto mi emozionai sentii i battiti accelerare, e inspirai a pieni polmoni, disintossicandomi dalle scorie dei brutti pensieri. Pensai, immediatamente: Smettila di piangerti addosso! Vedi? Non sei solo! Gente strana come te ce n’è, in giro. Ok, non è semplice trovarla. Più che altro è difficile riconoscerla. Sembrano tutti idioti, sui social. Una banda di patetici narcisisti! Tu compreso. È così che funziona, adesso. Però, qualcuno che avrebbe dell’altro da dire ci deve pur essere.

Anzi: c’è. Questa ne è una prova!

Occorre cercare. Cercare bene! E prima o poi, qualcuno troverai. Sì, qualcuno come questo tizio qua, desideroso di lasciare un messaggio per altre anime in pena come lui. Altri personaggi irrequieti che hanno bisogno di essere ascoltati! “Ehi, siamo qui. Non lo facciamo soltanto per apparire! Si, certo, anche per apparire. Ma non solo. Sto mondo è uno squallore, e vorremmo proporre qualcosa di nuovo. Di migliore, forse. O quantomeno, di diverso. Vorremmo dare una tonalità a questo piatto e soffocante grigiore!”. Magari non avrai qualità. Ciò non toglie che hai bisogno di respirare. Fotografare ti serve soprattutto per questo: respirare! Quindi, ha senso farlo. E comunque, se t’impegni, è capace che qualcosa di buono fuori ci esca! Dunque smettila di piangerti addosso, e datti da fare.>>

“You are not alone”. Appunti di viaggio. – Dennis Mantovani © – Dublino 2020

Un cambio di direzione

<<Euforico, riguardai le foto scattate qualche ora prima. A questo giro ne fui fiero. Dove andiamo? Mi chiesi. Avevo voglia di trovare altri tipi strani come me. Anzi, come noi: io, e quel tale che chissà quando scrisse quella frase sui mattoni. Personaggi diversi e fieri della propria diversità. Disposti ad apparire ridicoli piuttosto che vivere esattamente come tutti gli altri. Dove trovarli? Non so per quale motivo, pensai istintivamente ai pub. Probabilmente, per lo stesso motivo per cui scelsi l’Irlanda come meta della vacanza: lo stereotipo vuole che gli irlandesi nei pub diano il meglio di sé. Passai prima dall’ostello, a darmi una rinfrescata e a cambiare gli obiettivi – di notte giro soltanto con focali fisse.

Giacché si parla di fotografia, vi dico quali: il Fujinon 50mm e 23mm. Poi passai in rassegna su internet una serie di pub, alla ricerca del più avvincente. Sempre sull’onda del pregiudizio, scelsi il più antico (The Brazen Head). Entrai che erano le nove e mezza, affamato e ancor più assetato. Mi fiondai a un tavolo di legno, e ordinai un paio di sandwich e una Guinness (che scolai nel giro di 4 minuti, quindi ne ordinai un’altra). Rilassato e sereno, incominciai ad osservare la gente, ispiratissimo. In realtà ero già benintenzionato di mio, e quella Guinness bevuta d’un sorso amplificò la mia ispirazione a più non posso. L’autostima, a questo giro, raggiunse livelli vergognosamente alti. Finalmente si fecero vivi: altri lupi solitari. Una ragazza laggiù, dritto a me. Bella, alta e bionda, sulla trentina. Serissima. Un altro alla sua destra, trasandato. Alcolizzato, probabilmente. Sulla cinquantina. Un altro ancora, un po’ più in là. Presi a tempestarli di foto.

La loro flemma era micidiale, affascinante a dir poco.

Non avevano fretta. Sorseggiavano le birre coi loro tempi, alternandola a una sigaretta. Si guardavano intorno, con calma. Non com’ero abituato a fare io, quand’ero solo: sgranando gli occhi, con circospezione. Quasi meccanicamente, a volte con eccessiva lentezza, altre scattando. Pensando alla mia goffaggine, sorrisi. Però, a questo giro, mi resi conto di essere rilassato e naturale quanto loro.

Pensai: e comunque che ne sai, tu, di loro. Magari lavorano qui, e sono in pausa. Ecco perché non sentono la solitudine. O magari stanno aspettando qualcuno. Oppure nella solitudine ci sono cresciuti, e non ne soffrono. Non è detto che essere capaci di reggerla, sia sinonimo di personalità stravagante. Saranno o non saranno anime in pena come te? Come al solito stavo ragionando troppo, e a sproposito. Nel dubbio, bevvi un’altra birra. A quel punto, la spensieratezza fu tale che mi alzai e andai dentro (perché ero seduto fuori), attirato dalle note di una chitarra.

I “soli” si tengono compagnia

Una band stava suonando musica folcloristica; e in men che non si dica mi ritrovai a ballare con una vecchia e simpatica signora. Passato un po’ di tempo, tornai al tavolino di prima. Fui seguito da un anziano e pittoresco signore, che mi chiese se poteva sedersi. Lo accolsi calorosamente. Mentre prese a raccontarmi qualcosa, si avvicinò un suo amico, che dissenon ascoltarlo: questo vecchio dice soltanto stron*ate!” Lo accogliemmo ridendo. Insomma, nel giro di 10 minuti mi ritrovai nel mezzo della loro compagnia, a parlare dei massimi sistemi dell’esistenza. Mi dissi: wow, un branco di lupi solitari! Probabilmente gli sarà sembrato uno dei loro, e si sono avvicinati. Insomma, non è stata solamente fortuna ritrovarsi tra loro. È proprio vero che per ottenere ciò che vuoi, talvolta, sia sufficiente volerlo.

Dicendomelo, non pensavo a nulla di metafisico: se ti decidi di aprire gli occhi, incominci a vedere le cose, no? Mica è un miracolo (anche se effettivamente potrebbe sembrarlo). Dopo un’ora (e svariate medie) finimmo a parlare ironicamente delle religioni. Soliti luoghi comuni.

E ad un tratto uno di loro disse, quasi seriamente:…e comunque, la vita non è cosa seria”. Tutti, al tavolo, smettemmo di schiamazzare. Fieri in volto, concordammo all’unisono. Pensai, emozionato mamma mia, quanta solennità. Presi a fantasticare. Siamo radunati intorno ad un tavolo a riconoscere, tutti insieme, che la vita non abbia un senso. E comunque vada vissuta, fino in fondo: nessuno l’ha detto, eppure traspare dai loro volti. Dalla loro fierezza! Dalla luce che emanano i loro occhi.

Fino a qualche tempo fa, alla solennità, attribuivi tutt’altro significato. Al contrario, la morte ti pareva la cosa più seria che possa esistere. Mi vennero in mente un paio di signori che m’impressionarono, il giorno prima.>>

Appunti di viaggio. Sconosciuti in un pub irlandese. Dennis Mantovani © – Pub di Dublino 2020

Sconosciuti. Dennis Mantovani © – Pub di Dublino 2020

Appunti di viaggio. Sconosciuti in un pub irlandese. Dennis Mantovani © – Pub di Dublino 2020

Da Hill of Tara ad Istanbul, un silenzio assordante

<<Feci una gita fuori da Dublino per visitare un sito archeologico piuttosto antico, risalente all’età del ferro: “Hill of Tara”. Tumuli e tombe. Questi due, in assoluto silenzio – come si dice, un silenzio assordante – incominciarono ad orbitare intorno ad un paio di antiche lastre. Lui anziano, e lei sulla quarantina. Ad un tratto, lui prese ad accarezzare la ruvida superficie di una di queste, religiosamente. Era assorto. Poi, si allontanò. La figlia (immaginai) fece lo stesso: accarezzò la pietra, guardando il padre allontanarsi lentamente, sempre in silenzio. Osservando quella scena, mi sentii in un’altra dimensione. Mi connesse con qualcosa, al di là della vita, al di là di tutto. Dello spazio, e del tempo. Infatti, ripensarci riportò la mia mente a Istanbul.>>

Dennis Mantovani © – Hill of Tara, Dublino 2020

 

Dennis Mantovani © – Hill of Tara, Dublino 2020

 

Dennis Mantovani © – Hill of Tara, Dublino 2020

 

Dennis Mantovani © – Hill of Tara, Dublino 2020

Appunti viaggio: luoghi che si ritrovano

<< Ad Istanbul ci andai in vacanza l’anno prima, e provai qualcosa di simile quando, mentre mi godevo l’incantevole panorama dalla terrazza della moschea di Yusuf Islam Can, sotto alla neve, una ragazza col velo si avvicinò alla ringhiera. Era tutto incredibilmente sacro. Così solenne, appunto. Com’è che rituali e religioni ti trasmettono solennità, tanto quanto lo spirito di ribellione? Nell’animo di questi signori anziani c’è una rabbia, un’ostinazione degna dei più epici martiri. Tutt’altro che religiosi, ma ugualmente mistici. Cosa sono, allora, il sacro e il profano? Mi risposi ma che domande ti fai. E chi se ne frega. Finendo la birra poi mi dissi: l’importante è schiattare in nome di qualcosa. Che sia un ideale o l’antitesi dello stesso, oppure la ricerca di uno nuovo, poco cambia. Schiattare in nome di qualcosa! Altrimenti, che senso avrebbe vivere? Bella fregatura avere il cervello. Ora smettila di usarlo e goditi la serata.

Appunti di viaggio. Tetti della città. Dennis Mantovani © – Istanbul 2018

Ai margini della città. Dennis Mantovani © – Istanbul 2018

Addormentarsi tra l’ispirazione

Brillo com’ero, non mi fu difficile tornare coi piedi a terra. Continuammo per un’altra mezz’ora, poi decidemmo di andare: si erano fatte le due. Dopo avergli detto addio, proseguii verso l’ostello, situato a 20 minuti di camminata dall’altra parte del fiume. Entrato in camera, mi spogliai e mi lasciai cadere rovinosamente sul letto. Poi presi la mirrorless e diedi un’occhiata alle foto della giornata. Riguardando quella scritta, fui percorso da un brivido. E pensai: chissà se un domani, pure tu, sarai capace di consolare uno sconosciuto con le tue foto. E cercando di immaginarmi che sembianze potesse avere questa anonimo artista, ormai mio intimo amico, mi addormentai.>>

Racconto e immagini di Dennis Mantovani

Editing, progetto editoriale e concept Federica Delprino e Omar Tonella

Chi Siamo
SUPER-FROM è un progetto, uno strumento di diffusione culturale, un magazine,
uno dei modi sensati di cominciare a pensare, progettare e fare le cose.
Non siamo uno studio, ma un progetto;
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Federica Delprino e Omar Tonella